7.2.16

L’Italia esporta tonnellate di rifiuti perché non sa riciclarli



  • Em
Tra i tanti paradossi che funestano il nostro Paese, non può mancare uno riguardante la ancora farraginosa gestione dei rifiuti italiana. Infatti, se è vero che da un lato il nostro Paese importa quasi 6 milioni di tonnellate dagli altri paesi europei, dall’altro ne esporta quasi 4. Cerchiamo di capirne di più su questro fenomeno apparentemente contraddittorio.
Quanto a quelli importati, il fenomeno riguarda soprattutto il Nord, in particolare rottami ferrosi (77% del totale) e legni (11%), scartati dai tedeschi in primis.

Quanto ai secondi, li esportiamo da tutta la Penisola in Europa ma anche verso l’Asia. Inoltre, tra il 2009 e il 2014 i rifiuti importati sono aumentati del 60%. Ma qual è il motivo di questa duplice e opposta direzione?

I rifiuti metallici presi dall’estero sono infatti utilizzati per ovviare alla mancanza di materie prime nel nostro paese, appannaggio dell’industria siderurgica italiana. Tra i principali vantaggi di questa corposa importazione c’è il fatto che comporta un risparmio non indifferente di energia. E quindi una diminuzione delle emissioni di CO2. La contraddizione però sta nel fatto che importiamo una quota di 450mila tonnellate di rifiuti del tutto equivalenti, per volume e tipologia, a quelli che esportiamo all’estero.


Allora perché non tenere quelli che produciamo in casa? Semplice. Perché nel nostro Paese mancano impianti adeguati per il trattamento di quelli non metallici e pericolosi.
E’ quanto emerge dallo studio annuale «L’Italia del Riciclo», promosso e realizzato da «Fise Unire» (l’associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Così, un terzo dei rifiuti che mandiamo all’estero non è destinato al recupero, mentre solo un quarto del totale, all’incirca, è formato da materiali riciclabili come plastica e carta. Infine, il 60% ha un’alta incidenza di materiali pericolosi
Comunque a parte ciò, in generale, il riciclo dei rifiuti nel nostro Paese funziona molto bene. C’è stato ad esempio nell’ultimo anno un sostanzioso aumento del 9,5% della quantità di frazione organica raccolta in modo differenziato. Per quanto concerne il riciclo degli pneumatici e dei rifiuti tessili, sono entrambi aumentati del 12% dal 2013 al 2014.
Sebbene ci siano ancora 4mila cassonetti per la raccolta non autorizzati. Il tasso di reimpiego e riciclo dei veicoli fuori uso, poi, si avvicina agli obiettivi europei e raggiunge l’80,3% (mentre il recupero energetico manca l’obiettivo). Gli olii e grassi vegetali e animali esausti raccolti e avviati a riciclo sono aumentati del 14%. Cresce anche la raccolta di apparecchiature elettriche ed elettroniche (+3%).
Infine, buone notizie giungono dal riciclo degli imballaggi e dei rifiuti urbani. Quanto ai primi, con 7,8 milioni di tonnellate trattati nel 2014 (+2% rispetto all’anno precedente) si è arrivati al 66% di materiali riciclati sul totale. Per quelli in carta all’80%, alluminio e acciaio al 74%. Dei 29,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani che abbiamo prodotto nel 2013, secondo l’Ispra, ne è stato avviato al riciclo circa il 42%.
Insomma, forse non siamo messi così male. Anzi. Dovremmo comunque superare il paradosso di cui sopra.

Art. di Luca Scialò da tuttogreen

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